Aprile 2020 – CD Ars Modi, vol.2 recensito su “Musica”

BRUNI « Ars Modi »
Trio ricorsivo (2015), Metatropès per arpa (2016)
clarinetto: Lorenzo Guzzoni
violoncello: Giuseppe Barutti
pianoforte: Volha Karmyzava
arpa: Francesca Tirale
TACTUS TC 970202 DDD 68:19

Musicista relativamente giovane (è nato nel 1975), Edoardo Bruni si è costruito un curriculum di studi brillantissimo e si è distinto come ricercatore, quindi come pianista e compositore, attività queste ultime che lo hanno assorbito negli ultimi tempi. I due lavori presentati in questo disco appartengono all’ultima fase della sua attività creativa, che si è delineata intorno al 2010 e merita senz’altro di essere conosciuta. è in questo periodo infatti che Bruni è approdato alla pan-modalità : rifiutando da una parte l’accademia e il suo distacco dal pubblico, dall’altra la « musica della banalità » che cerca di raggiungere una platea vasta senza preoccuparsi del suo carattere commerciale, è giunto alla « estetica della catarsi », che è linguisticamente caratterizzata dalla pan-modalità , ossia dal ricorso sistematico ai modi possibili attraverso le 12 note dell’ottava, che mantengono gerarchie senza ricorrere alle scale tradizionali. « Ars modi » è il titolo di questo progetto, che prevede 2048 composizioni negli altrettanti modi possibili. Nel suo sito Bruni espone con chiarezza le osservazioni sulla realtà contemporanea e quindi la sua poetica; va da se ́ (immagino anche per l’autore) che i principi non garantiscono la qualità dei risultati. Possiamo segnalare alcune caratteristiche dei due lavori presentati in questo disco: comprensibilità , struttura formale salda e ben percepibile anche all’ascolto, notevoli qualità di artigianato, piacevolezza e assenza di tratti duri, aspri. Diviso in quattro tempi che possono ricordare le forme tradizionali, dominato dal pianoforte, il Trio ricorsivo appare compatto per la struttura basata su motivi prima anticipati e successivamente esposti compiutamente e sviluppati: un bel robusto primo tempo è seguito da (opinione personalissima) un meno felice cantabile, quindi da un più veloce terzo tempo (belli gli sfasamenti di accento anticipati nell’ultima parte) e infine da un Allegretto che sfocia in un potente Presto. Notevole Metatropès per arpa sola, 7 pezzi fra loro indipendenti. Per dare alcuni esempi, il primo ha un po’ le caratteristiche di uno studio d’arte alla Chopin per lo sviluppo di un unico elemento (scale) quasi sino alla fine, il secondo ha una struttura periodica particolare, il terzo si presenta come una melodia di accordi e il quarto, forse il più bello della raccolta, presenta melodie di suoni armonici. A giudicare da questi brani, la musica di Bruni è fatta di melodie, accordi, temi, scale e arpeggi e infatti, se riflettiamo sulla sua estetica, questa privilegia il fattore altezza come elemento primario del linguaggio musicale e lascia in secondo piano la ricerca sul suono o sul ritmo. è la sua una ulteriore testimonianza della sconfinata ricchezza del panorama attuale, è una musica tradizionale, e del resto Bruni sostiene che il bello non risiede necessariamente nel nuovo. Fra gli interpreti è d’obbligo segnalare l’arpa di Francesca Tirale: la sua esecuzione è ben sonora ma al contempo sempre chiara, di una precisione ammirevole; il clarinetto (Guzzoni) eccelle nella tessitura media; alonato, ricco, pieno di carattere (e fisicamente un po’ lontano) il suono del pianoforte (Karmyzava), cantabile senza cedere al sentimentalismo il violoncello (Barutti).

Gabriele Moroni
MUSICA n. 315, aprile 2020